La caduta di simone mago

Autore: Carlo Ambrogio Cattaneo

 

Data: 1832

 

Dimensioni: 4mx5m (approssimata)

 

Tecnica: Affresco

 

Collocazione: Sopra la porta d’entrata.

 

Fonte dell’episodio: Vangeli apocrifi, San Pietro

 

Personaggio: Simone Mago; dopo aver ascoltato le prediche del diacono Filippo, Simone decise di farsi battezzare. Successivamente, però, cercò di comperare da Pietro apostolo il potere di amministrare anch'egli con la semplice imposizione delle mani lo Spirito Santo, incorrendo nelle ire dell'apostolo; da questo antico tentativo di commercio di cose sacre deriva il termine simonia.

 

Ulteriori testimonianze sulla sua vita non hanno il crisma dell'ufficialità, in quanto derivano da testi apocrifi come gli Atti di Pietro o le Pseudo-clementine. In base a tali documenti, Simon Mago risiedette a Roma durante i regni degli imperatori Claudio e Nerone. Qui ottenne fama e gloria, ma fu sfidato ad un confronto pubblico da Pietro e Paolo di Tarso. In questo confronto morì in due modi diversi, secondo due leggende diverse:

 

         Si fece seppellire in modo da dimostrare di poter risorgere dopo tre giorni, ma morì nella tomba;

 

         Durante una dimostrazione di levitazione al Foro Romano dinnanzi all'imperatore Nerone, per le preghiere dei suoi avversari, precipitò, rompendosi le gambe e venendo poi lapidato dalla piazza, spaventata dall'evento (come si vede in alcune illustrazioni raffiguranti la fine del "profeta").

 

È citato nella Divina Commedia, dove Dante Alighieri lo pone fra i Simoniaci, fra i dannati nella terza bolgia dell’ottavo cerchio dell’Inferno. Essi sono condannati a restare capovolti all’interno di fori nella roccia, con una fiamma rossastra che brucia sui loro piedi. Quando sopraggiunge un nuovo dannato, prende posto facendo sprofondare in basso gli altri. Tale pena segue questo contrappasso: come in vita, vendendo i posti ecclesiastici “calpestarono” lo Spirito Santo, ora Esso (sotto forma di fiamma) brucia loro i piedi:

 

“O Simon mago, o miseri seguaci

 

che le cose di Dio, che di bontate

 

deon essere spose, e voi rapaci

 

per oro e per argento avolterate,

 

or convien che per voi suoni la tromba,

 

però che ne la terza bolgia state.”

 

(Dante, Inferno XIX, 1-6)

 

 

 

Scena: L’affresco raffigura la storia biblica al tempo dell’imperatore Nerone che aveva in simpatia il mago Simone. Egli faceva giochi di prestigio che entusiasmavano molto l’imperatore, che lo riteneva quasi un Dio in grado di fare miracoli. In quel tempo era presente San Pietro apostolo, che pregava Dio di non lasciar fare a Simone “un miracolo”, cioè quello di buttarsi dal palazzo più alto della città e non farsi male. Simone Mago si butta, cade, si rompe una gamba e poco dopo muore. Questa morte stabilì che i miracoli li fa solo Dio.